L’epidemia di COVID-19 nonostante la difficoltà dettate dall’emergenza sanitaria, ha rappresentato una vera e propria opportunità per molte aziende e istituzioni verso la digitalizzazione e il lavoro a distanza. Per le donne, al contrario, ha rappresentato un’ulteriore sfida di consolidamento e inserimento nel mondo del lavoro.
Nel 2020 abbiamo assistito ad un calo del tasso di occupazione femminile per la prima volta dal 2013. Secondo l’ultimo bilancio di genere, pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono solo il 49% le donne occupate, contro il 67,2% degli uomini: un gap di 18,2 punti percentuali, ben maggiore della media europea (10,1). Cresce anche il numero di donne “Neet”, ovvero coloro che né studiano né lavorano, dal 27,9% al 29,3%. Anche in questo caso l’Italia è davanti, in senso negativo, rispetto alla media Ue che si ferma al 18%.
Non rientrano in questi numeri le donne con contratto part-time “involontario”: 1,9 milioni di lavoratrici, anche loro in crescita nel 2020.
Quali sono le principali motivazioni dietro a questi dati?
In primo luogo, ad eccezione dell’assistenza sanitaria, gli uomini hanno un tasso di occupazione maggiore nei settori economici considerati essenziali come i trasporti, i servizi di protezione (polizia, ad esempio), l’agricoltura, la manutenzione e le riparazioni. Nonostante le enormi difficoltà a portare avanti le normali attività in condizioni di pandemia, questi settori sono rimasti maggiormente protetti dalla disoccupazione. In secondo luogo, la crisi del COVID-19 ha colpito molti servizi che comportano contatti frequenti con il pubblico e clienti per i quali il telelavoro non è possibile, come attività di vendita al dettaglio, tempo libero, servizi alla persona, ospitalità, viaggi e turismo, alcuni dei settori nei quali la presenza femminile è maggiore.
In Europa, le donne hanno più probabilità degli uomini di svolgere occupazioni in cui vi è un alto rischio di infezione da COVID-19. L’esempio migliore è il settore socio-sanitario, dove secondo l’edizione 2019 di Eurostat, quasi l’80% dei lavoratori sono donne.
Le disuguaglianze tra donne e uomini nel mondo del lavoro, che come abbiamo visto non sono migliorate durante la pandemia di COVID-19, persisteranno nel prossimo futuro, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO).
D’altra parte, la chiusura delle strutture per l’infanzia e delle scuole, le lunghe quarantene e la formazione a distanza hanno sicuramente amplificato il loro carico di lavoro non retribuito a casa, dove la segregazione dei compiti rimane chiaramente disuguale. Il 79% delle madri lavoratrici, infatti, ha usufruito del congedo COVID erogato dall’INPS, contro il 21% dei padri lavoratori.
In KRUK Italia, poniamo da sempre molta attenzione verso il ruolo delle donne nel mondo del lavoro. Nonostante il mondo del recupero credito sia di predominanza maschile, nel 2021 il 56% dei dipendenti dell’azienda era di sesso femminile mentre in Agecredit, società appartenente al gruppo, il dato era addirittura dell’81%. Di questo ha parlato Eleonora Lagoningro, Director del Dipartimento Corporate Receivables, a Credit Village.
Inoltre, nei mesi scorsi abbiamo scritto qui sul blog diversi contenuti utili per aiutare le donne a poter gestire al meglio le proprie finanze:
- ALCUNI CONSIGLI DI GESTIONE FINANZIARIA STRATEGICA PER LE DONNE
- GESTIONE DEL RISPARMIO: DONNE VS. UOMINI
- PARITÀ DI GENERE E RISPARMIO
Sperando che la pandemia ci dia più tregua, l’obiettivo comune deve portare al ritorno, nel 2022, di dati in crescita come è successo negli ultimi precedenti al COVID-19.
QUICK TIPS
Sapevi che …
- come riportato dal 2020 Women in Work Index Report condotto dalla società di consulenza PwC, la pandemia sta provocando una vera e propria “secessione” e stima che i progressi per le lavoratrici potrebbero tornare ai livelli del 2017 e che per annullare i danni causati dal COVID-19 alle donne che lavorano – anche entro il 2030 – i progressi verso l’uguaglianza di genere devono essere due volte più veloci del suo loro storico.