Quando si parla di crediti NPL si fa riferimento alle sofferenze o crediti deteriorati, così definiti poiché la loro riscossione non appare come certa da parte delle banche o da altri tipi di creditori. Gli NPL possono riguardare sia il credito derivante dal rimborso che dagli interessi da elargire alla banca. Esistono diversi tipi di NPL che cambiano, ad esempio, in base al livello di deterioramento del credito.
In questa sede approfondiremo brevemente qual è il significato di NPL, come vengono classificati e in che modo possono essere acquistati.
Cosa sono gli NPL?
L’acronimo NPL sta per Non Performing Loans, traducibile come “prestiti non performanti”, ed indica i crediti che, per un motivo o un altro, risultano più difficili da estinguere, così come le esposizioni scadute o sconfinate.
Secondo la definizione che ne dà la Banca d’Italia, si ha una sofferenza “quando il cliente è valutato dalla banca o dalla società finanziaria come “insolvente”, ossia non in grado, in modo definitivo, di saldare il proprio debito.”
A causare lo sviluppo di una sofferenza bancaria possono esserci, ad esempio:
- il mancato pagamento di alcune rate di un mutuo o di un prestito
- il fatto di avere uno o più conti corrente scoperti
Nell’ultimo periodo, anche a causa della pandemia e alle misure di moratoria prese dal Governo Italiano, sono aumentati gli UTP (Unlikely To Pay). Rispetto alle sofferenze, gli UTP sono crediti che vengono categorizzati dalle banche o dagli istituti di credito “difficili” da riscuotere ma, in questo caso, il debitore non è ancora stato dichiarato come insolvente.
I creditori che hanno in gestione delle pratiche NPL vanno incontro a diverse problematiche, come la mancata riscossione del prestito (totale o parziale), o come l’aumento dei costi di riscossione rispetto a quelli preventivati. Nel mondo delle banche, dunque, avere degli NPL corrisponde a mancati nuovi finanziamenti e liquidità da immettere, con un conseguente stato di stallo negli investimenti.
Classificazione dei crediti deteriorati
I crediti deteriorati, di cui fanno parte gli NPL, come prima accennato, si possono catalogare come:
- crediti non performing (NPL) per cui è incerta sia la riscossione che la scadenza;
- crediti scaduti e sconfinati oltre i 90 giorni;
- inadempienze, ovvero crediti che richiedono azioni quali l’escussione delle garanzie per essere adempiuti;
- crediti in sofferenza che riguardano ogni tipo di insolvenza a prescindere dai vari eventuali rischi di perdita conteggiati dal creditore.
Quali sono le tipologie di NPL?
Oltre alle categorie di crediti deteriorati appena considerati, nel quadro generale degli NPL bisogna tenere anche conto dei tipi di soggetti su cui si possono applicare. I comparti in cui si possono presentare dei crediti NPL sono essenzialmente due: il retail e il corporate.
- Retail di cui fanno parte i consumatori che hanno creato crediti NPL a partire da attività personali o destinate alla propria famiglia;
- Corporate, ovvero tutte le imprese, dalle piccole alle multinazionali che rappresentano di solito i maggiori investitori di NPL.
NPL: chi può acquistarli?
Una banca o un istituto di credito, quando in possesso di pratiche NPL, può decidere se provare a recuperare il debito per conto proprio, oppure venderle ad una società terza che si occuperà a sua volta del recupero. Per questo motivo, spesso capita di ricevere delle comunicazioni in merito al proprio debito da un altro soggetto. In questo caso, significa che la banca ha ceduto la pratica e che ora la società che ci ha contattato è la titolare del debito.
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